“Isaura, città dai mille pozzi, si presume sorga sopra un profondo lago sotterraneo. Dappertutto dove gli abitanti scavando nella terra lunghi buchi verticali sono riusciti a tirar su dell’acqua, fin là e non oltre si è estesa la città: il suo perimetro verdeggiante ripete quello delle rive buie de lago sepolto, un paesaggio invisibile condiziona quello visibile, tutto ciò che si muove al sole è spinto dall’onda che batte chiusa sotto il cielo calcareo della roccia. …” Italo Calvino, le città invisibili.

PREMESSA- L’imponente topografia del luogo, la presenza silenziosa di una sorgente sotterranea, la differente stratificazione temporale delle preesistenze, sono gli elementi che hanno generato l’interesse ed alimentato la curiosità. Il soggetto stimolante di una tesi di laurea nasce proprio quando non si è in grado di rispondere ad un problema d’architettura attraverso soluzioni classiche della composizione, bensì nell’atto di dover pensare a tal problema in maniera differente.

LA STORIA – La sorgente del Cacciatore, detta anche del Centino,scaturisce direttamente dalla roccia nella frazione di Schiagni a 5 Km da Nocera Umbra a circa 530 m s.l.m., tra le valli del Topino e del Caldogno la alle pendici del Monte Pennino. La fama di questa acqua è di recente interesse, posteriore a quella dell’Angelica,ben più nota sorgente. La prima memoria di essa si trova nel cap. IV dell’opera del dott. Massimi, stampata nel 1774 sull’acqua dell’Angelica. La testimonianza del dott. Massimi è importante perché presuppone già note le proprietà terapeutiche di questa acqua, lui stesso vide molti infermi curati con essa, non chè la sua utilizzazione, seppure su scala ridotta, a scopo industriale, perché venivano rilasciate di essa delle bollette. Se l’acqua del Cacciatore riuscì ad un certo punto a polarizzare l’attenzione di medici ed esperti, lo si deve solo al novarese Luigi Chiodini, che ebbe il merito di valutare appieno per primo i pregi di questa sorgente. Dopo aver fatto analizzare l’acqua, da inizio ai lavori per costruire un impianto di captazione direttamente dalla roccia.Nei primi anni del ‘900 apre a Roma in corso Umberto un grande deposito di acque lanciando per la prima volta sul mercato l’acqua di Nocera Umbra ed intanto in località Schiagni allestisce uno stabilimento per imbottigliare l’acqua direttamente dalla sorgente.
l’attività dello stabilimento del Centino – Dopo diversi scontri giudiziari e passaggi di proprietà, la sorgente viene acquistata dalla Bisleri alla fine degli anni ’40. Ad attività di imbottigliamento già avviata, Felice Bisleri per primo investe per potenziarne la produttività ed entra a far parte delle“fonti riunite di Bagni”, rimanendo in funzione dal 1950 al 1960.Il nome di Bisleri è sinonimo di fama per le acque di Nocera Umbra,infatti già nel 1910, le sue bottiglie d’acqua vengono inviate ai soldati italiani in Crimea. Da qui l’acqua Bisleri diventa conosciuta nel mondo e viene importata anche in America. Viste le dimensioni ridotte dell’impianto rispetto a quello dell’Angelica,l’industria di imbottigliamento del Centino dura solo pochi anni.

IL PROGETTO DI RECUPERO – L’impianto ormai dismesso viene comunque utilizzato negli anni; la presenza delle fonti richiama visitatori della zona che vengono a bere direttamente l’acqua dalla sorgente ola prelevano per uso domestico. In questi anni infatti uno dei due capannoni industriali viene attrezzato al piano terra come bar conannesso giardino. Il bar viene chiuso negli anni ’80. Per alcuni anni ancora, una casa rurale presente a ridosso della montagna da dove sgorga direttamente l’acqua, viene usata come ambulatorio con il supporto medico convenzionato dalla U.S.S.L.. Questo durerà fino agli inizi degli anni ‘90, quando nasce l’idea di recuperare l’intero complesso. Il comune di Nocera Umbra punta a sfruttare le caratteristiche di questa acqua attraverso la realizzazione di un ambizioso progetto quale quello dell’apertura di un centro termale.Tale struttura, come già previsto da una Legge Regionale del 1988,doveva rappresentare uno dei poli umbri per lo sviluppo delle attività turistico-termali (l’altro è quello di Sangemini in provincia di Terni). Il progetto prevedeva per il futuro un’intervento più ampio di sistemazione dell’intera valle, datele vicinanze del parco dei Monti A lago. Lo stato di abbandono e di obsolescenza del complesso si interrompe in questo momento, cioè quando esso viene investito da un programma di realizzazioni incentrato sul progetto firmato dal Prof. Paolo Portoghesi. Due furono i differenti appalti per la realizzazione di un articolato programma di riqualificazione. Il primo stralcio dei lavori vede la realizzazione oggi pressoché compiuta di un elemento centrale di nuova realizzazione, con una forma che, richiamando quella del battistero raffigurato nello “Sposalizio della Vergine” del Perugino, allude a una qualche sacralità dell’acqua. Il completamento funzionale del complesso passava, con il secondo stralcio lavori, attraverso la ristrutturazione ed il miglioramento statico dei due capannoni destinati in futuro, attraverso un ulteriore stralcio lavori per opere di completamento, mai andato in appalto né finanziato, ad ospitare una notevole quantità di servizi ed attrezzature finalizzate alla riabilitazione fisica ed al wellness oltre che alla fruizione del tempo libero.
Il cantiere è ormai avanti nei lavori quando l’evento sismico del 1997 sconvolge l’entroterra umbro-marchigiano, investendo anche l’opera in questione. Il cantiere viene bloccato nel maggio del 1998, i danni sono irreparabili. Il recupero degli spazi esistenti ed il loro ampliamento, dedito ad un uso più fisico di queste acque e ad un rapporto più ravvicinato con la montagna, sono il tema di questa tesi di laurea.

IL LUOGO – segni del paesaggio

  • Il limite del bosco – È un segno molto forte che delimita una netta separazione tra le alberature più fitte ed il fondovalle caratterizzato da un manto erboso. Il disegno preciso che il bosco delinea diventa confine e sfondo naturale del sistema Centino-Schiagni. La vicinanza visiva dei due elementi viene rafforzata.
  • La strada – È una piccola strada comunale che congiunge direttamente Nocera Umbra, Schiagni ed il Centino, ma il segno che lascia nel paesaggio è molto significativo, racchiudendo e confinando una porzione del fondovalle, come se Il Centino e Schiagni facessero parte di un sistema paesaggistico ben preciso.
  • il borgo di Schiagni – È il primo elemento che viene percepito dal luogo della sorgente, subito sopra di essa a circa 32 m più in alto. Si tratta di un piccolo borgo di origine medievale, attualmente formato da sole abitazioni private. L’impianto urbano si sviluppa lungo la strada che lo attraversa, da un lato a ridosso con la montagna e dall’altro in affaccio sul paesaggio, sfruttando le pendenze naturali della topografia del luogo. Il sistema degli accessi avviene principalmente trasversalmente alle curve di livello attraverso rampe ortogonali alla strada. In rapporto con la conformazione del terreno, una rete di muri di sostegno “contengono” la montagna permettendo la formazione dei vari piani di appoggio degli edifici.

LA LUCE – Sia lo stabilimento del Centino che il borgo di Schiagni, si trovano sul fianco della montagna esposto a sud, godendo durante l’arco della giornata di una notevole illuminazione solare. Se si analizza l’andamento del sole nel mese di dicembre, quando le ore di luce sono minori, si può notare come già dopo le nove del mattino, il borgo di Schiagni sia completamente in luce. Solo nel tardo pomeriggio, quando il sole gira dietro le montagne esposte a nord, l’ombra investe di nuovo il versante sud. In estate questo non avviene, permettendo l’illuminazione totale di tutto il fianco.

LAPOSIZIONE – Oltre alla ottima esposizione solare, lo stabilimento del Centino e il borgo di Schiagni usufruiscono di una posizione privilegiata rispetto al paesaggio. Si trovano infatti collocati all’inizio di un lungo e stretto fondovalle tra due sistemi montuosi, che sfociano sull’apertura della Valtopina. Soprattutto per quanto riguarda l’edificato di Schiagni, la posizione altimetrica diventa caratteristica predominante, avendo sul paesaggio la duplice possibilità di “vedere” e di essere “visti” da lontano.

ILCOLLEGAMENTO – Da prima analisi di quelli che sono i segni del paesaggio, dalla presenza della sorgente, dalla luminosità e visibilità dei luoghi, nasce l’idea di assegnare ad ogni luogo la funzione che meglio lo realizza. Per lo stabilimento del Centino nei pressi della sorgente, direttamente proiettato sulla strada ed in stretto contatto con la montagna, la funzione assegnata rimane quella termale, legata alla presenza forte dell’acqua. Per il borgo di Schiagni, luogo panoramico, esposto al sole, immerso nel paesaggio,la funzione assegnata è quella residenziale. Da qui è spontaneamente nata la prima volontà progettuale di poter rafforzare, senza troppo modificarne l’assetto, l’unione tra Schiagni e lo stabilimento del Centino, con un elemento che fosse significativo, ma non invasivo, che collegasse ma non sconvolgesse la natura delle cose. Una rampa pedonale in questo caso diventa un modo per godere delle infinite visuali sul paesaggio, variabili a seconda se si “scende” o se si “sale”, un modo per poter camminare nel verde, conquistandone piano piano il panorama.

TEMI DI PROGETTO – LE TERME

  • L’accesso – L’idea di progetto nasce con l’intento di non volersi confrontare con le presenze architettoniche esistenti aggiungendo un ulteriore stratificazione volumetrica, bensì lavorando silenziosamente sotto, dentro, dietro a ciò che monumentalmente si presenta oggi agli spettatori. Questi rimarranno sorpresi quando, arrivando in fronte al volume ottoganale, bianco, prepotentemente centrale, scopriranno che l’accesso frontale è stato negato, operando una rottura con il passato. L’esperienza visiva del visitatore infatti è spostata dal centro di simmetria al fianco poi al retro dei volumi esistenti, dove può accedere ai trattamenti termali scendendo al livello interrato, oppure usufruire liberamente di spazi tutti pubblici. l’attuale accesso centrale rende immediato il passaggio tra la strada e lo spazio delle terme, annullando il legame con la montagna. Spostando sul retro il punto di ingresso ci si avvicina fisicamente alla roccia, dove nasce la sorgente e dove l’acqua si perde nel sottosuolo.
  • Il rapporto con la montagna – Attualmente il rapporto con la montagna non viene considerato. Le masse costruite dei due capannoni industriali ed il padiglione centrale di Portoghesi, sorgono monumentalmente dal suolo proiettandosi direttamente sulla strada, ma evitando una qualsiasi vicinanza con l’imponete topografia del luogo, confinata come statico sfondo. Abbiamo ritenuto il contatto con la roccia tema fondamentale, perché è da li che nasce la sorgente. Avendo spostato l’accesso nella parte retrostante, la montagna diventa il luogo ideale per accedere a tutti gli altri ambienti. L’elemento di contatto si configura in un sistema di due muri in pietra che delimitano e contengono la montagna, incastonati in essa a voler formare un tuttuno, che si aprono in una spaccatura permettendo di “entrare”, che si dilatano o si comprimono delineando percorsi o disegnando spazi di accesso, si sosta, di servizio.
  • Il rapporto con il suolo – Non volendoci confrontare con l’inserimento di ulteriori volumi costruiti fuori terra, l’ampliamento della preesistenza è realizzato per “scavo” ed è illuminato completamente dall’alto, tramite tagli e coperture in vetro che riflettono la geometria degli ambienti sottostanti. Al centro è isolato su uno specchio d’acqua il padiglione ottagonale preesistente, collegato alla “terra ferma” da un’esile passerella. La scelta dello scavo ha portato alla formazione di ambienti ricavati nei vuoti lasciati dal terreno, e pertanto alla necessità di inserire un ulteriore elemento tra il suolo naturale e quello artificiale, esso si configura in un sistema regolare, rigoroso di sostegni cavi o puntiformi, di stanze, passaggi e invasi, che descrivono con continuità ciò che accade “sopra”, sentendone quasi il peso con una compressione centrale, enfatizzando in alcuni punti strategici questo legame con tagli, patii e stanze trasparenti portando la luce nel sottosuolo.

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